Fonte: AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali
Il principio di fondo, conosciuto da secoli dall’uomo, è che l’utilizzo a lungo termine delle foreste è garantito se il volume del legno tagliato non supera quello del legno in accrescimento. Per questo la biomassa legnosa utilizzata come combustibile deve provenire da foreste gestite con programmazione e lungimiranza, con l’obiettivo di mantenere sempre positiva la bilancia tra CO2 prodotta e CO2 assorbita.
Il legno ha molte funzioni e può essere utilizzato in vari modi:
Ogni passaggio della filiera implica la produzione di scarti che diventano una preziosa fonte energetica, ad esempio per alimentare caldaie a biomassa.
La gestione forestale a scopo produttivo fa bene all’economia, crea posti di lavoro e produce benefici ambientali. Alla base di tutto questo c’è la gestione sostenibile dei forestali e delle imprese boschive. Questo principio di sostenibilità assicura una vita infinita alla foreste. Inoltre non bisogna dimenticare che una foresta gestita tutela il territorio dalla formazione di frane e valanghe, è una risorsa turistico-ricreativa e l’habitat naturale per numerose specie di fauna e flora.
L‘uso sostenibile delle foreste è un fattore essenziale nella lotta al cambiamento climatico. Come tutte le piante verdi, gli alberi assorbono anidride carbonica e la immagazzinano nel legno sotto forma di carbonio ed energia solare. Un metro cubo di legno immagazzina il carbonio di circa 1 tonnellata di CO2 ed energia solare sufficiente a bollire 15.000 litri d’acqua. E per quanto riguarda l’ossigeno, gli alberi lo liberano nuovamente in atmosfera. Questo processo si chiama fotosintesi. Poi, quando il legno si decompone per cause naturali o è usato come biocombustibile per il riscaldamento, il carbonio e l’ossigeno si combinano per formare nuovamente anidride carbonica, nella stessa quantità di quella assorbita dagli alberi durante l’accrescimento. E il ciclo è completo.
Con i combustibili fossili, invece, la situazione è ben diversa: il carbonio contenuto in petrolio, gas naturale o carbone proviene dalle profondità della crosta terrestre, è trasportato su lunghe distanze e viene bruciato, rilasciando così CO2 in atmosfera che non viene più compensata. Questo processo è la principale causa del riscaldamento globale.
Il legno, usato per il riscaldamento domestico in sostituzione dei combustibili d’importazione, porta benefici economici, aumento dei posti di lavoro e una significativa diminuzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. AIEL lo dimostra con l’esempio molto significativo di Hartberg, cittadina austriaca in Stiria. Qui la popolazione si riscalda per il 53% delle abitazioni con combustibili fossili e per il 47% delle abitazioni con la biomassa legnosa prodotta in loco. Questo permette di confrontare l’impatto socio-economico ed ambientale delle due differenti fonti energetiche:
Se, per ipotesi, Hartberg si riscaldasse solo con combustibili fossili resterebbero 9 posti di lavoro, il costo per l’acquisto dell’energia salirebbe a 15 milioni di euro e le emissioni di CO2 crescerebbero a 58.500 tonnellate all’anno. Invece, se Hartberg si riscaldasse solo con biomassa legnosa, il numero di posti di lavoro aumenterebbe a 61, i costi si ridurrebbero a 1,6 milioni di euro, e le emissioni di CO2 sarebbero pari a 1.600 tonnellate per anno.
Fonte: Paradigma Italia